Tempio di Ercole (Eracle)
Ritornati sul ciglio della Collina dei Templi, sullo sprone roccioso orientale della Porta Aurea, dopo un sacello arcaico, detto di Villa Aurea (m 31,55x10,55), originariamente decorato con belle decorazioni architettoniche, è posto il tempio di Ercole, attribuzione anche questa umanistica, basata sulla menzione ciceroniana (Verrine, II 4,94) di un tempio dedicato all'eroe non longe a foro: che l'agorà di Akragas sorgesse in questo posto è però – come si è visto – tutt'altro che dimostrato.
La cronologia tradizionale del tempio (ultimi anni del VI secolo a.C.), basata sui caratteri stilistici e soprattutto su proporzioni, numero delle colonne, profilo della colonna e del capitello, appare pienamente giustificata, ma non è improbabile che questo tempio sia il primo riconducibile all'attività teroniana, poiché rappresenta un'innovazione rispetto alla prassi architettonica del VI secolo a.C.
Anche la trabeazione costituisce un problema, poiché conosciamo due tipi di sime laterali con gronda a testa leonina, una prima – meno conservata dell'altra – databile al 470-60 a.C. e una seconda della metà circa del V secolo a.C.: la soluzione più logica sembra essere che la prima gronda sia quell'originaria, e la seconda una sostituzione di pochi decenni più tarda (per motivi a noi sconosciuti), e che dunque il tempio si dati, nella sua fondazione, agli anni anteriori alla battaglia di Himera; il completamento sarebbe da collocare un decennio dopo, o poco più.
Non bisogna dimenticare che, malgrado il carattere topico dell'aneddoto, la versione fornitaci da Polieno (Stratagemmi, VI 51) circa la presa del potere da parte di Terone è strettamente collegata all'attività edilizia per la costruzione di un tempio di Atena voluto dalla città, che può ben essere un nuovo Athenaion sull'acropoli, ma anche un secondo santuario della grande dea poliade agrigentina nella città bassa.
L'edificio, con visibili restauri d'età romana e la cui anastilosi risale a circa sessant'anni or sono, sorge sopra un krepidoma di tre gradini posto su di una sostruzione per i lati nord e ovest, ed è di proporzioni allungate (m 67x25,34), con una peristasi di 6x15 colonne doriche e lunga cella munita di pronao ed opistodomo in antis.
Vi si riconosce anche il primo esempio – poi canonico nei templi agrigentini – dei piloni tra pronao e cella con scalette interne per l'ispezione del tetto. Le colonne, molto alte, sono munite di capitelli assai espansi, con profonda gola tra fusto ed echino, tratti questi che denotano, con l'allungamento della cella e l'ampia spaziatura dei colonnati rispetto alla cella, il relativo arcaismo dell'edificio, che è comunque separato da almeno un trentennio dagli altri templi peripteri dorici agrigentini. Sulla fronte orientale sono i resti del grande altare del tempio.